Il
Delta del fiume Po
Il Po è il più grande fiume d'Italia, con un corso
di 652 km, un bacino idrografico di 70.091 kmq (corrispondente
quasi all'intera Pianura Padana) e una portata media di 1.496
m cubi al secondo. Una delle principali caratteristiche di questo
fiume è il suo delta, dalla tipica forma lobata per l'accumulo
dei sedimenti che trasporta, attualmente formato da diversi rami.
Il principale di essi è il Po di Venezia, che a sua volta,
nella parte finale, prende il nome di Po di Pila, suddividendosi
in altri tre rami (da nord a sud): Busa di Tramontana, Busa Dritta
e Busa di Scirocco. Oltre a queste, il delta è costituito
da altre diramazioni, il Po di Goro, il Po della Donzella, il
Po della Tolle e il Po di Maistra.
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In seguito alle piene del fiume (che avvengono in genere nella
stagione primaverile ed autunnale) tali ramificazioni riescono
a fare avanzare nel mare i propri argini e la barra di foce, che
successivamente le onde e le correnti trasformano in cordoni di
sabbia ai lati della foce stessa (gli scanni), posti parallelamente
alla costa. Alle spalle di detta barriera sabbiosa di forma una
depressione protetta, la laguna, costituita, grazie agli
scambi che mantiene con il mare, da acque salmastre. Sempre nel
Delta sono presenti le sacche, ampie insenature separate
fra loro dalle penisole formatesi per l'azione dei rami deltizi
del fiume nei punti di maggiore accrescimento. Un ulteriore ambiente
d'acqua salmastra è rappresentato dalle valli, createsi,
come le lagune, per allagamento di acque rimontanti dal mare di
territori in passato emersi o palustri, che fenomeni di sprofondamento
del terreno, non compensati da apporti sedimentari, hanno portato
a quote inferiori a quelle del livello marino. A differenza di
sacche e lagune, le valli sono, in genere, ambienti chiusi, che
comunicano con il mare solo grazie all'azione dell'uomo, che le
utilizza per la pesca e la piscicultura. Questo continuo mutamento
ambientale rende estremamente mutevole la forma del delta, che
è determinata da variabili naturali, ad esempio quelle
legate al clima, ma anche da interventi operati dall'uomo, il
quale, ormai da centinaia di anni, interviene su quest'ambiente
attraverso opere idrauliche.
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Il
biotopo delle lagune
La laguna è un bacino salmastro poco profondo, separato
dal mare da cordoni costieri o da tomboli, in comunicazione
con questo tramite aperture chiamate bocche, dai
cui originano dei canali attraverso cui l'acqua marina entra
durante il flusso (coincidente con l'alta marea),
e ne esce durante il riflusso, in bassa marea. I
canali lagunari naturali, spesso ricchi di meandri, sono
noti come ghebbi. All'interno della laguna si differenziano
zone costantemente sommerse dalle acque (canali lagunari
e bacini più depressi), zone sommerse o emerse secondo
il flusso delle maree, costituite da piane fangose dove
è assente la vegetazione, chiamate velme e
zone che rimangono sommerse esclusivamente durante le alte
maree massime, chiamate barene, in genere colonizzate
da una vegetazione alofila. La cosiddetta laguna viva
è costituita da quei settori del bacino dove è
presente, grazie ai movimenti di flusso e riflusso, un buon
ricambio e una discreta ossigenazione delle acque, mentre
per laguna morta si intendono le parti più interne
e marginali, quasi completamente chiuse da barene e caratterizzate
da acque quasi ferme e a bassa percentuale relativa di ossigeno.
In molti casi all'interno delle lagune sfociano corsi d'acqua
dolce naturali o artificiali, creando flussi di corrente
superiori a quelle provocati dalle maree e abbassando anche
di molto la salinità delle acque. Si tratta quindi
di un biotopo ecologicamente molto incostante, in cui si
sono adattati a vivere organismi vegetali ed animali che
sopportano notevoli variazioni, anche giornaliere, dei parametri
fisico-chimici dell'ambiente in cui vivono. Sulle rive della
laguna, in condizioni di emersione non prolungata, sui sedimenti
limosi argillosi e in mancanza dell'azione disturbante delle
onde marine, si insediano le associazioni vegetali alofile
(alofilo, che predilige ambienti salati) tipiche degli ambienti
del delta. Dove la salinità non è troppo elevata,
prevale la canna di palude (Phragmites australis),
associata a ciuffi di giunco marittimo (Juncus maritimus).
Il primo è presente in modo ubiquitario, in acque
debolmente salmastre e lungo le sponde, associato a specie
come Puccinellia palustris e la salcerella (Lythrum salicaria).
Sui bordi delle barene è dominante lo spartineto
(Spartina marittima e Spartina juncea), mentre
dove la salinità è maggiore troviamo le salicornie
(Arthrocnemum fruticosum, A. perenne, A.
glaucum, Salicornia veneta). Presenti anche la
Suaeda marittima e la granata irsuta (Bassia irsuta).
Fra i pochi arbusti capaci di colonizzare questo biotopo
vi è il tamerice (Tamarix gallica). Nell'acqua
poco profonda sono presenti praterie sommerse della pianta
marina Ruppia (R. cirrhosa, R. marittima),
a profondità maggiori, su substrati molli e fangosi,
si trovano popolazioni algali fluttuanti di Ulva rigida
e Gracilaria verrucosa, mentre Enteromorpha compressa
è insediata di regola su quelli sabbiosi. Di rilevante
importanza sono anche le ampie praterie sommerse costituite
della fanerogama Zostera noltii. La vegetazione sommersa
è in genere povera di specie, ma è presente
con enormi quantità di biomassa, popolate da un elevato
numero di animali planctonici e bentonici. I pesci che popolano
le lagune del Delta sono tutti eurialini, capaci in altre
parole di vivere in condizioni di salinità diverse
e rapidamente mutabili. Tipico di quest'ambiente è
l'unico killi-fish italiano, il nono (Aphanius fasciatus),
presenti anche il latterino (Atherina boyeri) ed
alcuni Gobidi, in alcuni casi endemici (Knipowitschia
panizzae, Pomatoschistus canestrini, Gobius
paganellus, G. ophiocephalus). Molto comuni i
cefali (generi Chelon, Liza, Mugil)
e numerose altre specie di interesse commerciale, come l'orata
(Sparus auratus), la spigola (Dicentrarchus labrax),
l'anguilla (Anguilla anguilla), la passera (Platichthys
flesus) e la sogliola (Solea vulgaris). Rinvenibile
spesso in laguna è anche il pesce ago Syngnathus
abaster. Fra gli invertebrati sono presenti diversi
Molluschi Lamellibranchi, come la Vongola verace autoctona
(Ruditapes decussatus) e quella introdotta (R.
philippinarum), il granchio Carcinus mediterraneus
e i gamberetti Palaemon adspersus e P. elegans.
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Caratteristiche
fisiche e chimiche: La profondità delle lagune
in genere non supera il metro. Il fondo è limoso o, più
raramente sabbioso, e molto plastico. L'idrodinamismo, tranne
che all'interno dei canali che collegano la laguna con il mare
aperto, è scarso. La salinità, rispetto a quella
marina, è in genere molto bassa e in ogni caso direttamente
collegata all'eventuale presenza di apporti di acqua dolci. A
causa dell'evaporazione, soprattutto nella stagione estiva la
concentrazione di sale si eleva molto, raggiungendo valori normalmente
superiori all'1%, ma che possono toccare anche il 20%. Le lagune
con scarse connessioni con il mare sono spesso sottoposte a notevoli
variazioni del tasso di ossigeno disciolto nell'acqua, soprattutto
nelle vicinanze di cospicui ammassi di vegetazione bentonica.
L'acqua è in genere piuttosto torbida. I valori fisico-chimici
sono pH 8-8,5, KH 15-20°, densità 1,020-1,027, temperatura
compresa fra i 12-15° C dei mesi invernali e i 22-28°
C di quelli estivi.
Vegetazione acquatica e palustre (specie di interesse
acquariofilo): Ruppia cirrhosa, R. marittima, Zostera noltii
(Potamogetonaceae), Ulva rigida, Enteromorpha compressa (Chlorophyta),
Gracilaria verrucosa (Rhodophyta).
Pesci
(specie di interesse acquariofilo): Aphanius
fasciatus (Cyprinodontidae); Syngnathus abaster
(Syngnathidae); Atherina boyeri (Atherinidae);
Anguilla anguilla (Anguillidae), Dicentrarchus
labrax (Serranidae); Sparus auratus (Sparidae);
Chelon labrosus, Liza aurata, L. ramada,
Liza sapiens, Mugil
cephalus (Mugilidae); Knipowitschia panizzae,
Pomatoschistus canestrini, Gobius
paganellus, G. ophiocephalus (Gobiidae);
Platichthys flesus, Solea vulgaris (Pleuronectidae)
Invertebrati
(specie di interesse acquariofilo): Ruditapes decussatus,
R philippinarum (Mollusca), Carcinus mediterraneus,
Palaemon
adspersus, P. elegans (Crustacea).
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Un
acquario "Laguna Delta del Po"
Per ricostruire in acquario questo interessante biotopo salmastro
è necessaria una vasca di almeno 100 l di capacità,
che disponga di una efficiente filtraggio meccanico-biologico e
di una buon illuminazione, caratteristica di questi ambienti di
acque basse. Ideale sarebbe anche poter disporre di almeno due pompe
di movimento, temporizzate per riprodurre i flussi di marea tipici
dell'ambiente lagunare. Per l'arredamento si può utilizzare
uno strato di sabbia marina fine (spesso almeno 7-8 cm, per permettere
l'infossamento dei pesci piatti e di alcuni gobidi) come substrato
di fondo. Alcune rocce piatte possono essere sistemate sul fondo
stesso per non togliere spazio al nuoto dei pesci, costituendo allo
stesso tempo un rifugio per i gobidi, specie strettamente bentoniche,
che amano ripararsi in tane e rifugi. Pur trattandosi di una acquario
salmastro, è necessario in qualche modo simulare le notevoli
oscillazioni di salinità che caratterizzano questo biotopo
in natura. |
Un "trucco" in questo senso consiste nell'utilizzare,
per i cambi parziali dell'acqua (10-15% a settimana), alternativamente
acqua dolce e marina (densità 1,025-1,027). Se si vuole
popolare la vasca con un buon numero di pesci è indicato
l'utilizzo di uno schiumatoio, mentre la notevole adattabilità
degli organismi che vivono nelle lagune a differenti condizioni
di temperatura rende superfluo il refrigeratore. Valori fisico-chimici
dell'acqua consigliati: pH 7,8-8,2, KH 15-20°, densità
1018-1020, temperatura 18-24° C.
Piante:
Zostera noltii, Enteromorpha compressa, Gracilaria verrucosa.
Pesci:
Aphanius fasciatus (4 coppie), Mugil cephalus
(3-4 esemplari giovani), Gobius paganellus o G. ophiocephalus
(una coppia), Atherina boyeri (4-5 esemplari), Platichthys
flesus (2 esemplari, di dimensioni non superioriori ai 10-15
cm), Dicentrarchus labrax (1-2 giovani esemplari).
Invertebrati:
Ruditapes decussatus (5-6 esemplari), Palaemon adspersus
o P. elegans (7-8 esemplari, ma solo se non sono presenti
Dicentrarchus labrax ed esemplari di Gobidi di dimensioni
superiori ai 10 cm)
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