Famiglia: Belontidi. Il genere Trichogaster (sottofamiglia Trichogastrinae), istituito da Bloch e Schneider nel 1801, comprende al momento 4 specie, originarie del Sud-Est asiatico e note in acquariofilia fin dalla prima metà del secolo scorso. Trichogaster deriva dalle parole greche trichós, capello, e gastér, ventre, rappresentando così un chiaro riferimento ai caratteristici filamenti pelvici osservabili nei nostri protagonisti e in molte altre specie appartenenti al sottordine degli Anabantoidei (es.: Colisa, Macropodus, ecc.). Tali mobilissimi "tentacoli", costituiti dal prolungamento delle pinne ventrali, raggiungono nei Trichogaster una lunghezza straordinaria e vengono impiegati perlopiù come organi gustativi, grazie ai quali gli eleganti Gurami possono "assaggiare" tutto ciò che si trova nelle loro immediate vicinanze (un adattamento evolutivo a condizioni di scarsa visibilità derivanti da vegetazione abbondante, acqua troppo torbida o eccessivamente scura, ecc.). Pur non essendo esclusivi di questi biotopi, Trichogaster trichopterus (che raggiunge una taglia di 10-15 cm) predilige soprattutto stagni e corsi d'acqua poco profondi, di esigua portata, ricchi di vegetazione e con scarsa corrente (risaie, canali d'irrigazione, ecc.). Simili habitat sono ideali specialmente nel periodo della riproduzione, quando i maschi costruiscono i loro delicati nidi di bolle sulla superficie dell'acqua. Per sopperire al basso livello di ossigeno che però si registra sovente in tali ambienti acquatici, i Trichogaster hanno sviluppato la capacità di integrare la respirazione branchiale assumendo aria atmosferica; il tutto grazie ad un organo, situato al di sopra delle branchie, dietro agli occhi, detto "labirinto", da cui deriva il nome di "Labirintidi" col quale sono conosciuti tutti gli Anabantoidei. La dieta naturale è composta perlopiù da crostacei planctonici, insetti (T. trichopterus "caccia" anche al di sopra della superficie, sputando dei "dardi acquatici" come fanno i ben noti Pesci arciere) e relative larve e, in acquario, si dimostra pressoché onnivoro, accettando di buon grado cibi secchi, liofilizzati, congelati e vivi, purché ovviamente di adeguate dimensioni. I maschi adulti hanno la pinna dorsale più sviluppata e posteriormente appuntita (nelle femmine è tondeggiante). Anche l'anale è più ampia, spesso sfrangiata sui bordi, e in prossimità dell'accoppiamento i colori maschili sono più sgargianti. Il maschio, giunto il periodo della riproduzione, comincia a costruire alacremente un nido fatto di piccole bollicine d'aria amalgamate con il suo secreto salivare (alcuni Autori ritengono che abbia una funzione antiparassitaria contro funghi e batteri). La struttura viene solitamente ancorata a piante e oggetti che galleggiano in superficie: Ceratopteris thalictroides e Lemna gibba vengono spesso scelte dai maschi per l'ancoraggio dei nidi di schiuma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fino a quando il nido di schiuma - aerato adattamento evolutivo ad ambienti con scarso ossigeno disciolto in acqua - non è terminato, il maschio si dimostra aggressivo verso la femmina e tutti gli altri eventuali compagni di vasca. È importante, quindi, che l'acquario offra molti rifugi ed una fitta vegetazione dove essi possano nascondersi. È altresì fondamentale che la corrente generata in superficie dal sistema di filtraggio sia minima, così da non compromettere la stabilità del nido. Il maschio invita la femmina con delicati movimenti a raggiungerlo sotto il nido appena terminato. A questo punto hanno luogo i caratteristici "abbracci" dei riproduttori: il maschio avvolge con il proprio corpo la femmina e vengono liberati contemporaneamente i prodotti sessuali. Le uova espulse dopo ogni abbraccio sono raccolte dal diligente maschio, che le racchiude singolarmente in una bollicina d'aria, sistemandole poi nel nido. Completata la deposizione, bisogna allontanare la femmina, a meno che la vasca non sia molto grande e ricca di nascondigli. La cura delle uova e delle larve nelle prime ore di vita spetta infatti al maschio, che si dimostra nuovamente aggressivo contro gli eventuali coinquilini, partner compresa. Le uova si schiudono generalmente dopo 24-48 ore e le larve che ne fuoriescono rimangono attaccate al nido per altri due giorni circa. A questo punto, se tutto accade in una vasca di riproduzione, è opportuno allontanare anche il maschio. Le larve possono essere nutrite con infusori e mangime liquido per avannotti (eventualmente con tuorlo di uovo sodo sminuzzato e filtrato). Dopo circa dieci giorni accettano volentieri naupli di Cyclops e di Artemia. A 4-6 settimane si nutrono già di qualsiasi cibo secco finemente sminuzzato.